Parlare di tutte le feste ebraiche in questa sede sarebbe impossibile, e per questo motivo ci limitereno a trattarne tre fra le più importanti, non senza fare prima alcune doverose precisazioni sul calendario ebraico.
Come funziona il calendario ebraico?
Prima di parlare di feste ebraiche, dobbiamo capire che queste ultime si basano su un altro clendario, che non è il nostro gregoriano, ma un calendario “lunisolare”, che viene cioè calcolato sia su base solare che lunare.
L’anno lunisolare è composto da 12 o 13 mesi composti da 29 o 30 giorni, e le festività ebraiche sono definite in base ad esso, in quanto spesso strettamente legate alle stagioni.
L’inizio e la fine dei mesi (i cui nomi derivano dall’antico babilonese), prima erano calcolati osservando direttamente la luna, oggi invece sono stabiliti in base a calcoli matematici ben precisi, che non stiamo qui a spiegare per ovvie ragioni. Come avrete capito, le feste ebraiche non cadono mai nello stesso giorno dell’anno (come la nostra Pasqua) ma, per facilitarvi la vita, vi rimandiamo a questo link.
Un’ultima precisazione: gli anni ebraici si contano a partire dalla presunta data della Creazione, che la tradizione rabbinica colloca nel 3.760 a.C. Il primo anno dell’era ebraica è quindi iniziato il 6 Ottobre 3761 a.C, adesso siamo nell’anno 5.777, e proprio da questa festa cominceremo il nostro piccolo excursus.
1) Rosh ha-shanah: il Capodanno ebraico.
Tra le feste ebraiche è una delle più sentite, anche se non è legata ad alcun fatto storico particolare ma vuole ricordare la creazione del mondo: è una specie di “compleanno della Terra”, e celebra la creazione di Adamo ed Eva.
Lo scopo principale di questa festività, che cade nel mese di Tishrì (fra settembre ed ottobre del calendario gregoriano) è ricordare che tutti gli uomini hanno pari dignità in quanto tutti discendenti dal primo uomo e dalla prima donna.
Il giorno di Rosh ha-shanah, in Sinagoga viene suonato uno speciale corno, detto Shofar, perché secondo la tradizione, l’ultimo giorno della creazione D-o manifestò la sua gioia suonando questo stumento.
Il giono del Capodanno e quelli seguenti sono molto importanti per gli ebrei, in quanto rappresentano un periodo in cui giudicare se stessi, tirare le somme dell’anno trascorso, per capire se si è agito nel rispetto delle leggi della Torah, del rispetto per il prossimo, ed intraprendere nuovi propositi, all’insegna di un miglioramento personale, indispensabile per tutti.
In questo periodo D-o giudicherà il comportamento di ognuno, il suo pentimento ed i suoi propositi e deciderà del destino per l’anno a venire, che culminerà nel giorno di Kippur.
2) Yom Kippur: il giorno dell’espiazione.
Fra le feste ebraiche, è quella che celebra il giorno dell’espiazione, e rappresenta il culmine dei cosiddetti “giorni terribili”, che vanno dal giorno di Capodanno fino a quello di Yom Kippur, che incomincia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishrì e continua fino alla sera successiva.
E’ considerato il giorno più santo e solenne dell’anno, che deve essere dedicato all’espiazione delle proprie colpe e alla riconciliazione con D-o.
In questa giornata, che inizia qualche attimo prima del tramonto e termina dopo quello successivo, è vietato mangiare, bere, lavarsi, truccarsi, indossare scarpe di pelle ed avere rapporti sessuali.
Secondo il Talmud, il giorno di capodanno D-o apre tre libri, uno per i cattivi assoluti, uno per i buoni assoluti, ed uno per gli uomini la cui condotta è intermedia (che rappresentano la maggioranza): il fato dei buoni e cattivi assoluti verrà deciso in quel momento, per tutti gli altri resterà sospeso fino al giorno di Yom Kippur (da qui la grande importanza dei dieci giorni che li separano).
Questa festa così importante, durante la quale in Sinagoga si recitano molti brani liturgici, termina con il suono dello Shofar, il corno che viene suonato il giorno di Capodanno, e rappresenta il culmine di quel profondo esame di coscienza che tutti gli ebrei devo compiere in questo periodo, per cominciare l’anno riconciliati con D-o.
3) Pesach: la Pasqua ebraica.
La cosiddetta Pasqua Ebraica è una delle festività più conosciute, anche dai non ebrei, e quest’anno cadrà dall’11 al 18 Aprile.
In questa ricorrenza viene celebrata la liberazione del popolo ebraico, guidato da Mosè, dalla schiavitù in Egitto. La festa ha inizio al tramonto del 14 del mese di Nissan (circa il nostro mese di Aprile) e comincia con una cerimonia, detta Seder. In Israele Pesach dura 7 giorni, mentre fuori da Israele 8.
Il termine deriva da un verbo ebraico che significa “passare oltre” e si riferisce all’episodio in cui l’angelo mandato da D-o per uccidere tutti i primogeniti degli egiziani, non si fermò alle case degli ebrei, sulle cui porte era stato spruzzato il sangue dell’agnello sacrificale.
Durante i giorni di Pesach gli ebrei devono mangiare solo pane azzimo, ed eliminare dalle loro case ogni traccia di lievito, per ricordare il fatto che gli ebrei uscirono così velocemente dall’Egitto che non ebbero il tempo di far lievitare il pane. Dovranno essere usate anche stoviglie e pentole specifiche, che non sono mai in contatto con prodotti lievitati, e che vengono conservata da un anno all’altro.
La prima sera di Pesach le famiglie ebree si riuniscono intorno ad un tavolo che deve essere apparecchiato in modo particolare, per celebrare il Seder, una speciale cerimonia durante la quale viene letto il racconto dell’uscita degli ebrei dall’Egitto, arricchito da parabole e commenti dei Maestri. Tutto questo sarà seguito da una cena che si conclude con canti corali tramandati di generazione in generazione.
Sul tavolo vengono posti tre pani azzimi, una zampa d’agnello, e un’erba amara, che servono a ricordare, nell’ordine:
- La fuga precipitosa degli ebrei dall’Egitto, che non gli consentì nemmeno di far lievitare il pane.
- Il sacrificio dell’agnello col cui sangue furono segante le porte delle famiglie ebree.
- Le sofferenze e le vessazioni che il popolo ebraico dovette subire prima della liberazione.
La Pasqua è probabilmente la ricorrenza con il valore più pedagogico, durante la quale i piccoli della famiglia imparano il valore dell’essere “liberi”, e delle prove che gli esseri umani devono spesso sopportare durante la propria vita.
Purtroppo queste poche righe non potranno darvi un quadro esaustivo delle feste ebraiche, ma speriamo siano servite per lo meno ad entrare in punta di piedi in queto mondo affascinante, dove dominano tradizioni lontane, a volte difficili da capire, ma fortemente sentite da una comunità che è fra e più antiche del mondo.
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