Oggi parleremo di uno dei ghetti più antichi del mondo, conosciuto ovunque per la sua lunga e triste storia, ma anche per le importanti testimonianze storico artistiche che lo caratterizzano ed i tanti locali di cucina giudaico romanesca che lo costellano. Ripercorrere per intero le vicende di questo luogo simbolo di Roma sarebbe impossibile in poche righe: per questo motivo ci limiteremo a svelare 4 curiosità di cui forse non tutti sono a conoscenza.
1) Ghetto di Roma: il più famoso, ma non il primo in ordine di tempo.
Forse non tutti sanno che il primo ghetto ad essere creato in Italia fu quello di Venezia, il 29 Marzo del 1516. La Serenissima obbligò gli Ebrei residenti in città a trasferirsi in un’area che i veneziani erano soliti chiamare “ghetto”, derivato da “geto de rame”, ossia dalla consuetudine di gettare in quell’area disabitata gli scarti del rame delle fonderie vicine. Da lì ad utilizzare il termine ghetto come sinonimo di recinto il passo fu breve, ed il Ghetto di Roma deve proprio a questa consuetudine il suo nome.
2) Gli Ebrei prima del Ghetto.
Gli Ebrei risiedono a Roma dal II secolo prima di Cristo: a quei tempi la loro presenza era accettata di buon grado e la convivenza con i romani era molto pacifica.
Per diversi secoli gli Ebrei abitarono le zone di Trastevere, e solo dopo l’anno 1000, per esigenze di carettere pratico, cominciarono a migrare verso l’Isola Tiberina e la sponda sinistra del fiume Tevere, in un’area compresa fra il fiume, Sant’Angelo in Peschiera, San Tommaso a Monte Cenci e San Gregorio al Ponte Quattro Capi, che cominciò ad essere chiamato “Pons Judaeorum”.
L’area, che ben presto venne cinta da mura, si estendeva su poco più di un ettaro di terreno, destinato a divenire presto una prigione per volere di un papa che di apostolico aveva ben poco…
3) Paolo IV e la “bolla della vergogna”.
Era il 12 luglio del 1555, quando Paolo IV Carafa, con la bolla “cum nimis absurdum” ordinò l’istituzione del “Serraglio degli Ebrei”, il Ghetto di Roma, proprio nella zona accanto al Teatro Marcello, dove la maggior parte della Comunità Ebraica si era trasferita nel corso dei secoli.
Gli Ebrei di Roma da quel giorno ebbero l’obbligo di risiedere esclusivamente all’interno del ghetto (le cui porte venivano aperte all’alba e chiuse al tramonto) e dovettero portare un distintivo che li rendesse sempre riconoscibili. Ad essi veniva inoltre proibito di possedere beni immobili e di esercitare qualunque commercio, al di fuori di quello degli stracci e dei vestiti usati.
Questa situazione ingiusta e degradante andò avanti per secoli con vicende alterne, fino a quando, nel 1870, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia, il potere temporale dei papi venne a cadere, ed il ghetto ebraico venne definitivamente abolito.
4) Un mondo a parte di cui rimane ben poco.
Forse non tutti sanno che il Ghetto Ebraico, così come era al tempo della segregazione dei suoi abitanti, non esiste più: il tessuto urbano, a causa dell’alta concentrazione di persone, era costituito da case molto alte addossate le une alle altre, caratterizzate da porte di comunicazione fra esse e da ponti che collegavano gli isolati per facilitare la fuga in caso di prevaricazioni da parte degli abitanti di Roma.
Altra caratteristica particolare delle case del ghetto è che, a causa del fango riversato sulle strade durante le piene del Tevere (che non erano rare), le facciate avevano assunto una colorazione a strati, dalle quali era possibile dedurre la cronologia delle piene.
Nel 1888 il nuovo piano regolatore decretò la costruzione dei muraglioni sul Tevere per far fronte ai continui allagamenti e l’abbattimento della maggior parte dei vecchi edifici e stradine, ormai troppo degradati. Al loro posto sorsero nuovi spazi e ampie strade, che diedero l’assetto definitivo al Ghetto come lo vediamo oggi, cancellando dalla cartina, ma non dalla memoria, un capitolo davvero buio della storia di Roma e non solo…
BellaCarne: la vera cucina ebraico romanesca nel cuore del Ghetto.
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