Pesach: il racconto biblico dell’Esodo

Pesach o Pasque Ebraica, è la prima delle festività ebraiche (con Shavu’òth e Sukkòth) dette Shalosh Regalìm, ossia dei “Tre pellegrinaggi”: nel corso della festività anticamente gli ebrei si recavano in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme. Vogliamo qui raccontare in breve l’origine e il racconto che ci svela la Torah, nel I Libro dell’Esodo.

Il Racconto Biblico

La Pasqua Ebraica trova la sua origine ed epicentro nella commemorazione della rinnovata libertà del popolo ebreo dalla schiavitù egiziana. Una festività ebraica legata all’Esodo degli Ebrei e alla figura di Mosè, così come narrate nel Libro dell’Esodo.

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Il popolo ebreo, vissuto in pace in Egitto per molti secoli, fu vittima del volere di un faraone: schiavitù del popolo ebraico e uccisione dei figli maschi fu la sentenza. Fu così che, a soli pochi mesi di vita, Mosè fu deposto da sua madre Jocheveth in una cesta e lasciato sulle rive del Nilo, nella speranza di sottrarlo a morte certa.

Le speranze di Jocheveth vennero esaudite poiché la cesta fu trovata dalla figlia del faraone che, nonostante si ritiene sapesse che il bimbo fosse ebreo, decise di salvarlo e allevarlo a corte. Dall’episodio alcuni fanno discendere l’origine del nome “Moses”, nel suo significato di “salvato dalle acque“.

Sin dalla giovinezza, Mosè si mostrò un uomo giusto, conosciuto e rispettato dagl egizi, ma ne divenne inviso quando decise di difendere un anziano schiavo ebreo da un sorvegliante che lo percuoteva. Avendo ucciso il sorvegliante egizio durante la colluttazione, Mosè fuggì dall’Egitto e divenne un pastore nella terra di Madian. Fu qui che D-o lo incaricò di diventare guida per il popolo ebreo per liberarlo dall’odiosa schiavitù.

Fu così che Mosè tornò in Egitto per pregare il Faraone di liberare gli ebrei ridotti in schiavitù, ma questi rispose aumentando loro il carico di lavoro e le punizioni. Il S-gn-r- allora decise di mandare le ormai celebri 10 piaghe d’Egitto al popolo Egizio, ma il Faraone rimase fermo nella sua posizione.

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Fu così che D-o ordinò agli ebrei di segnare le porte delle proprie abitazioni con il sangue di un agnello, che avrebbero poi dovuto consumare in fretta “E mangiatelo in questa maniera: coi vostri fianchi cinti, coi vostri calzari ai piedi e col bastone in mano. Mangiatelo in fretta: è la Pasqua dell’Eterno” (Es 12,11). Gli ebrei si radunarono nelle loro case e consumarono la cena che celebrava la loro imminente liberazione: agnello, pane azzimo, ossia non lievitato per la fretta, ed erbe amare simbolo delle loro sofferenze; è per questo che Pesach, oltre che “Festa della Libertà”, è anche chiamata Hag hamatzot, ossia Festa delle azzime.

L’angelo del S-gn-r- passò e fece morire tutti i primogeniti degli Egizi; dai segni sulle porte, riconobbe invece le abitazioni degli ebrei, risparmiandone la prole: da ciò il nome Pesach che significa appunto “passerò oltre. Il Faraone si rassegnò così a lasciar partire gli ebrei ma in seguito, pentitosi, mandò il suo esercito per trucidarli. Mosè, con la potenza di D-o, face aprire le acque del mare dinanzi a loro, facendo passare al sicuro il suo popolo per dirigersi verso la Palestina e sommergendo l’esercito egizio.

Mosè separa le acque

Mosè separa le acque.

In seguito, sarà Mosè a ricevere da D-o le Tavole della Legge, avvenimento ricordato nella festa di Shavuot.

In eterno ricordo di questi avvenimenti, il S-gn-r- ordinò che il sacrificio di Pasqua venisse ripetuto ogni prima sera di Pesach per tutte le generazioni future. Così, la festività di Pasqua si vive in un susseguirsi di rituali millenari, che vi raccontiamo nell’articolo dedicato ai Riti e Celebrazioni di Pesach.

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